
Abbiamo pensato ad un CENSIMENTO PARTICOLARE, ad una raccolta di ciò che è rimasto dei ricordi, della
lingua, del vestiario, dei mestieri, degli strumenti e utensili di lavoro, di detti e storie, di giochi, musiche e
danze, di tutto ciò insomma che tessuto insieme può ricucire e ricomporre la memoria storica della vita di
un tempo nella Val di Zoldo, perla preziosa delle Dolomiti Bellunesi. Molte iniziative sono state fatte a
questo proposito, ma il censimento digitale e virtuale che presentiamo si distingue dalle altre perché sarà
realizzato da tutti coloro che avranno qualcosa da dire, mostrare, testimoniare, condividere, grazie ai mezzi
digitali che la tecnologia oggi mette a disposizione come il cellulare o il pc.
La particolare raccolta di quel che resta del passato, ambisce a diventare patrimonio di oggi e di domani. Si
presenterà come una sorta di periodico on line, una mostra virtuale diffusa in rete e aggiornata
continuamente. Gli artefici insieme al Gruppo folk di espressione popolare Val di Zoldo e al Grop di Ladin da
Zoldo , saranno tutti coloro che apporteranno il loro contributo con un’immagine, una registrazione vocale,
la fotografia fatta con il cellulare di un oggetto trovato in casa o in soffitta, un filmato, ecc.
Il Censimento delle tradizioni di Zoldo si amplierà e andrà crescendo con il passa parola.
Gli argomenti e i settori che verranno trattati saranno:
vestiario, mestieri, utensili e strumenti di lavoro, oggettistica da cucina e ricette, giochi e giocattoli, caccia e
animali, sport praticato in valle e ….chi più ne ha più lo condivida.

Se te cate na masarìa vegia te as catà an tesoro!
Scomenzon con chela masarìa che pudarave ese inbusada inte n baul sun sofita o inte tabià.
La inte pudarave ese scondù valch de gran valor par no se desmentegà de chi che sion e da ndoe che
vegnon. Al daerde e vardà inte somearà de tornà indaré de n grum de aign!
Puol ese che no catone inte chel che zercheone,ma pudarae ese autre robe de valor: regordi, arte da laurà,
fotografie, masarìe de chi che é vegnùi daant de noi e che pudon catà fùora ignero e i dà vita se descoron
de lori in zoldan.
E descore zoldan l é propio chel che conta de pi e che ocor fa se volon che no l se perde insìeme a dut chel
che l é la nosta storia e le noste tradizioin.
Pudon se proà de duti a fà valch… e come se puolelo fà?
Doron le arte moderne par mantegnì chel che l era na ota:
- Caté fùora na masarìa da na ota da femena, da om, da tosat (na camisa, na carpeta, na giacheta, an
crosat, an per de braghese o de scarpe…) - Fé an per de fotografie (dedaant, dedaré, calche valch de particolar) e i la mandé col WhatsApp a
329 3010205 o co na email a valdizoldo.gruppofolk@gmail.com o senò porté dut al Sportel Ladin sa Le
Fosine de doiba da le 3 a le 5 dapomedodì e i fotografon noi. - Se propio ocor pudon vegnì noi a casa vosta a fa le foto, basta ciamà al steso numero.
- Noi sturtaron dut auna inte calche luoch sul web a disposizion de duti.
Inte sta maniera pudaron mete in pè an gran museo digital de le masarìe tradizionai zoldane che duti puol
vede co i vol e che sarà ingrandì man a man che luga autre foto. Così dute ste robe sturtade le darà na idea
de come che se vivea in Zoldo na ota.


Da notare come i cappelli a bombetta ritrovati a Coi in un baule dotato di contenitori per riporre e
trasportare i copricapi, siano gli stessi indossati dagli eleganti uomini della foto.

Le donne cucivano e confezionavano abiti e accessori per tutta la famiglia.



La macchina da cucire aveva fatto la sua apparizione in Zoldo solo nei primi anni del novecento, forse portata dall’estero o addirittura dall’America.
Tuttavia poche donne la possedevano e cucivano a mano dalla biancheria intima a quella per la casa, dagli indumenti fino ai mitici scarpet..

La fattura del 25 novembre 1905 di un consistente acquisto di 85,27 lire nella merceria di Umberto Sala a Borca di Cadore da parte di Rizzardini Mansuetto e sorella da Zoldo Alto.


Un antico e prezioso documento del 1868 con la descrizione dettagliata di cosa e quanto la sposa portava in dote.